Buon Natale 2017

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Nella trepida attesa dell’imminente Natale ci sembra di sentire ancora le invocazioni profetiche, con le quali la Chiesa, durante l’avvento intende prepararci alla grande solennità.

“Vieni, o Signore, mostraci il tuo volto benigno”.
“Sollevate il vostro capo, si avvicina la vostra redenzione”.

Tali invocazioni rispecchiano senza dubbio la situazione particolare del popolo ebraico, che da quasi due millenni attende il salvatore; ma sono una chiara immagine dei desideri degli uomini e donne di ogni tempo e di ogni nazione, che sentono nel profondo del cuore, un bisogno di liberazione.

È una particolare aspirazione della nostra società, che nonostante il progresso tecnico e scientifico sente più che mai l’urgenza di valori veri.

Tutti avvertiamo un vuoto pauroso, che va creandosi nelle coscienze e per riflesso nelle istituzioni della convivenza umana, quali la famiglia, la scuola, la stessa società.

Per questo, la Chiesa ripete insistentemente ai suoi figli le parole del Vangelo:

“Sollevate il vostro capo, si avvicina la vostra redenzione”.

Gesù viene nella semplicità di un tenero bambino. Andiamogli incontro con semplicità e con fede.

Riconosciamo di essere bisognosi del Suo aiuto e del Suo perdono, di esserci smarriti nelle strade fangose dell’egoismo e dell’orgoglio, ma nello stesso tempo ravviviamo la nostra fede e la nostra speranza.

Natale, infatti, è la festa della bontà, dell’amore, dell’incontro di Dio con gli uomini.

Da Betlemme viene quindi quasi spontaneo l’invito a un senso di maggior fraternità e di maggior carità verso gli uomini.

Il viaggio di Papa Francesco in Oriente, a Bangladesh, ha richiamato all’opinione pubblica la terribile realtà di uomini, donne e bambini privi del cibo necessario; di famiglie senza casa, costrette a vivere in una situazione poco umana e dignitosa.

A Natale, meno ancora che nel resto dell’anno, non si può essere felici da soli.

Allora mi è caro porgere i più fervidi auguri di Buon Natale a tutti.

Ben di cuore auguro che tal annuncio trovi rispondenza in noi.

 

                Don Cesare Cappè